mercoledì 4 maggio 2011

A freddo.

Osama Bin Laden è stato ammazzato. Reparti speciali USA sono irrotti nella dimora in cui si nascondeva, in Pakistan, e hanno "neutralizzato l'obiettivo". Bin Laden era importante ormai quasi solo a livello simbolico. Operativamente, a quanto sembra, non era più così importante per l'organizzazione. Difficile capire se Bin Laden sia stato ucciso a sangue freddo o se la sua reazione violenta abbia determinato la sua uccisione. Ma la differenza tra le due cose è sostanziale. Molti hanno esultato. Molti altri si sono affrettati ad affermare che sarebbe stato meglio prenderlo vivo, ma non per una qualche ragione morale (si poteva torturarlo un po' a Guantanamo per esempio, oppure tenerlo come ostaggio, o magari bruciarlo sulla sedia elettrica).
Altri, pochi (e in qualche caso autorevoli) hanno detto che non c'è alcuna ragione per gioire dell'uccisione di qualcuno, sia pure "lo sceicco del terrore".

Tra coloro che si dimostrano felici, o che addirittura esultano perchè "giustizia è fatta", c'è la diffusa convinzione che gli assetti morali debbano cadere se non si dimostrano funzionali a un qualche obiettivo. Inoltre gira voce che nel momento in cui l'interlocutore di turno (in questo caso i Qaedisti) non possiede lo stesso subset di valori morali, risulti del tutto inutile esercitarli, in quanto, in qualche modo, ritenuti controproducenti.

I valori morali in definitiva, sono utilizzati quando si può (i disputanti li condividono) o quando non sono d'impaccio al raggiungimento di un  obiettivo. In altre parole, nello scenario ipotetico in cui si combatta tra i selvaggi non è considerato im-morale diventare a nostra volta dei selvaggi o ancora: nel momento in cui un comportamento etico rendesse faticoso o addirittura impossibile raggiungere un obiettivo, meglio rinunciarvi e modificare di conseguenza il proprio comportamento. Purtroppo, la rinuncia ai propri valori è più drammatica di quanto non sembri a prima vista. Il rispetto di questi infatti, nelle rispettive esistenze, serve più a noi che agli altri. Arrestare Bin Laden, assicurargli un giusto e pubblico processo e procedere con la pena qualora fosse stato giudicato colpevole, avrebbe giovato più a noi che a lui. Avrebbe innalzato l'Occidente delle Democrazie a un livello di popolarità mai raggiunto in precedenza. Avrebbe spazzato via la convinzione che siamo Paesi, appunto, avviati verso un completo declino di valori morali, primo giudizio che infiamma le piazze arabe e musulmane. In altre parole avremmo affiancato alla potenza militare e tecnologica, quella morale, che è un'arma ben più selettiva e intelligente di tante bombe o missili.

Dopo lo scandalo dell'impiccagione di Saddam, l'esecuzione di Bin Laden (se si dimostrasse vera) è l'ennessima occasione persa dall'Occidente. E mentre i fautori della "doppia morale", moralmente alleati dei Qaedisti, già s'infiammano a dimostrare che Guantanamo è stata utile, occorre ripetere con forza, oggi più di ieri, che non siamo affatto un mondo migliore.

State bene.

2 commenti:

  1. Non mi sembra una gran retorica quella che mischia il registro da propaganda di uno Stato in guerra ai paradigmi del tempo di pace che si occupano di "civiltà" e massimi sistemi (filologici, filosofici, etici) delle democrazie occidentali.

    Hai gli strumenti per capire le cose anche senza che OBL fosse ucciso, fermati a pensare un poco, se anche tutti gli altri che conosci sono in grado di farlo. Poi allarga il cerchio e pensa a 400 milioni di americani. Poi all'arga e pensa ad un paio di miliardi e qualche cosa di occidentali e sudamericani.

    Prospettiva.

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  2. Hai perfettamente ragione Simo, non si può pretendere che un team di neutralizzatori professionisti si stiano a chiedere se premere il grilletto sia un atto etico in quella particolare, frenetica, situazione. Se sono finiti laggiù, ci sono finiti per premere grilletti. E questo è il primo livello di differenza tra i registri. Ma non è quello su cui sto ragionando. Esiste una differenza (questa qui etica) tra la decisione di assicurare alla Giustizia un terrorista internazionale e "fare giustizia" del medesimo terrorista e questa è una decisione che appartiene alla catena di comando. Allargare "il cerchio" è proprio lo scope di queste riflessioni: arricchire le posizioni: se 400 milioni di Americani (che io stimo, come sai) esultano nelle piazze, a maggior ragione io sono loro vicino attraverso queste riflessioni. In altre parole, non credo debba essere la prospettiva che guida il proprio posizionamento morale, almeno nel momento in cui si ha l'ambizione di avere una posizione.

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